Il festival? Carino. Le canzoni? Carine. Lo spettacolo? Carino. Il luna park del giornalista musicale? Carino.
I numeri di Carlo Conti parlano chiaro: è stato un trionfo. Una macchina da guerra, con alti e bassi, ma senza picchi. La suggestione me l’ha data Claudio Cecchetto, riprendendo un’idea di Andrea Mirò (entrambe Giuria degli Esperti). Una volta c’era il brutto e il bello. Ora c’è il carino. Le canzoni erano carine, senza enormi picchi e senza robe terribili.
Provo a mettere ordine nella mia settimana sanremese (per il resto ci sono tutte le cose che abbiamo scritto su Rockol e Le giornate sanremesi di PopTopoi su Medium).
I Numeri (i miei, almeno)
Ho installato un’app che mi dice che ho fatto 57352 passi, camminato 47,91 km, bruciato 14.374 calorie (e non so quante ingurgitate, a forza di farinate, focacce e pizze notturne).
37 interviste, 35 video prodotti, girati e/o montati (con Gabriele Aprile e Simone Bianchi), 51 news (più altrettante o di più di Franco Zanetti). I tweet non li ho contati (ho paura a farlo).
Le mie preferite: la lunga chiacchierata con Tony Renis (il merito, o la colpa, de Il Volo è soprattutto sua e di Roberto Cenci, ma nessuno se ne ricorda).
La stupidera con gli Spanda Ballet (faccio outing: negli anni ’80 mi facevano cagare. Ascoltavo solo Springsteen e U2. I was so much older then, I’m younger than that now)
Le chiacchierate con Mauro Pagani, Andrea Mirò, Claudio Cecchetto.
I vincitori
Il Volo: vincere, e vinceremo! Vittoria meritata? Per certi versi sì (la canzone era fatta per televoto e per tirar giù l’Ariston), per altri proprio no: rappresenta un mondo musicale più vecchio persino di Sanremo, che giovane non è per definizione. I ragazzi devono fare ancora molta strada, soprattutto nel gestire i rapporti con i media: ieri notte, a chi aveva osato criticarli, hanno risposto: “Comunque sappiate che il popolo è dalla nostra parte”. E, si sa, People have the power.
Le canzoni
Me ne porto via 4, forse cinque. Malika Ayane (altro campionato), Nek (vincitore morale, per come si è (ri)posizionato), Chiara (un bel pezzo dritto), Raf (eroico, per come stava male: la canzone sul palco rendeva poco, ma la versione di studio è pura classe), Irene Grandi . E tra i giovani Chanty, l’unica con suono contemporaneo (anche se penalizzata da una performance un po’ traballante).
Le altre canzoni? Carine.
Le frasi
“E smettila di smettere” (Marco Masini)
“Silenzi per cena” (Malika Ayane)
Lo spettacolo
Bah. Bravissima Virginia Raffaele, bravi Luca e Paolo. Il resto? Carino. No, non è vero: qua c’erano alcune cose davvero brutte, e lo sapete da soli. Nessuna sbavatura, in generale. Tranne il pasticciaccio della classifica finale data sbagliata (Conti da nero è diventato viola per la rabbia). Se fosse successo in settimana ci avremmo ricamato per giorni, e sarebbe stato tutto un altro clima.
I momenti
Tiziano Ferro: poi ci si chiede perché ci sono cantanti in gara e superospiti. Il passaggio di The Avener e la sala stampa che balla. Quando passavano le canzoni di Nek in sala stampa, con Alba Parietti a dirigere il ballo collettivo. I giornalisti danzano di architettura, alla fine.
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L’anno prossimo
Conti, sicuro, con questi ascolti da Tv Bulgara. Ma continuo a pensare che il vero colpo di genio sarebbe cooptare Tiziano Ferro come co-conduttore.
Grazie a tutti gli amici che in sala stampa e su Twitter si sono divertiti a seguire questo Festival: siete troppi, per nominarvi, ma grazie davvero.
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